giovedì, marzo 30, 2006

A PASSO DI GAMBERO

Continuano, naturalmente, a divampare dibattiti elettorali e dichiarazioni propagandistiche in attesa che il 9 aprile si porti via tutto: promesse e speranze.
Ormai le due coalizioni sembrano congreghe di sagrestia: a ciò che dice l’ala moderata risponde in contrasto l’ala sociale, ad una testa riformista si oppone una coda cattolica.
È incredibile però come queste diversità prospettino una situazione di stabilità e come anche la posizione dell’Unione più che del cambiamento incarni le forme della continuità politica del centro destra.
La distanza tra i politici del centro sinistra e la fetta della popolazione che rappresentano è abissale e le grandi anomalie all’interno della coalizione servono a spiegare che è incolmabile.
I problemi attuali dell’Italia sembrano non riguardare la povera gente ma sempre le imprese.
Lavoro precario, taglio le tasse alle piccole imprese.
Insomma il lavoro non importa per i lavoratori come la scuola non per gli studenti né per professori o la sanità per i malati.
Prima di decidere il proprio voto diventa necessario capire cosa si vuole davvero, senza prepararsi a criticare poi. Un nemico visibile è sempre meglio di uno camaleontico. E può essere combattuto.
La Francia ci sta spiegando come si fa.

mercoledì, marzo 22, 2006

ESSERE O NON ESSERE?

Per il nove aprile, siamo stati chiamati per l’appuntamento quinquennale con le elezioni politiche.
Forse mai è stato così importante decidere se farci rappresentare e da chi.
Personalmente sono in compagnia del dubbio che in questo caso, però, non lascia spazi a sfumature, per ciò che riguarda la conclusione, ma solo ad una scelta definitiva: votare un partito (non si scelgono più i candidati) o non votarne alcuno.
L’elemento comune nella scelta è rappresentato dalla lotta a Berlusconi.
Senza dubbio non piace l’idea di votare l’Unione solo per non far vincere la Casa delle Libertà, sarebbe un gesto assolutamente privo di spessore politico, soprattutto alla luce di quanto negli ultimi mesi si sta manifestando in seno all’Unione stessa.
Le primarie infatti, piuttosto che contare in percentuale le componenti e scegliere un candidato equo che rappresentasse tutte le anime hanno di fatto eletto un leader che non lascia, almeno finora non ha lasciato, spazi alle aree più estreme anzi ne ha soffocato tutte le spinte ideologiche più radicali (dalla posizione nei confronti della politica estera a quella delle politiche sul lavoro o sociali, come i pacs).

Ad ora aiutiamoci a sciogliere i dubbi e illuminare i punti più bui.

Votare l’Unione da un lato ci libererebbe dalla dittatura populistica berlusconiana ma non ci spingerebbe forse verso la privazione ideologica di ciascuno di noi? Non ci sposterebbe verso un’altra dittatura che dovremmo poi demistificare a forza di giustificazioni solo per non essere né sentirci complici dell’errore?
Non dovremmo anche rinunciare a quella fortissima ed oggimai necessaria spinta verso il cambiamento?

To be continued………..